Proprietà, dirigenza, allenatore e giocatori: non si salva nessuno. Ecco i capi d'accusa alla piramide rossonera
Un disastro unico, dal quale non si salva nessuno. Il tracollo verticale del Milan contro la Fiorentina è lo specchio dei tempi, che dà tremendamente ragione a Rino Gattuso e a quello che aveva visto e capito lo scorso maggio, quando diede le dimissioni. Il progetto giovani, al Milan, non lo si può fare. Perché il Milan è il Milan, anche in una fase decadente come quella attuale, dove i cinesi ci hanno portato sull’orlo del fallimento e dove Elliott ha perseguito un’idea di progetto non consona alle necessità sportive del club, ovvero andare in Champions League. Gordon Singer, seduto accanto a Paolo Scaroni in tribuna stampa, non avrà gradito lo spettacolo offerto dalla squadra detenuta dal fondo della sua famiglia e probabilmente avrà drizzato le orecchie quando la Sud ha cantato: “Questa società non ci merita”. E allora tutti alla sbarra, perché dopo sei giornate il Milan ha sei punti, ha rimediato quattro sconfitte ed ha eguagliato la partenza horror della stagione 1938-39. Andiamo con ordine:
PROPRIETA’ - E’ del tutto evidente che il progetto iniziale di Elliott sia collassato davanti ai risultati sportivi. Bocciare l’acquisto di calciatori di una determinata caratura ed esperienza nel nome dei giovani di talento è un errore. Una squadra di soli giovani, senza vecchi lupi di mare abituati a stare in determinate correnti, va allo sbando. Serve anche una presa di posizione da parte della famiglia Singer su come intenda sviluppare il processo di crescita del Milan. Ok il progetto stadio, ma serve anche una programmazione chiara che vada di pari passo con i risultati sportivi. A gennaio che vengano messi meno vincoli anagrafici sui possibili rinforzi che servono alla squadra. E con questo andazzo, sarà dura trovare sponsor che facciano alzare il fatturato. Perché senza risultati positivi sul campo, nessuno investe solo per il nome della società. Giusto Gazidis?
DIRIGENZA – Maldini ci ha messo la faccia e ha confermato Giampaolo così come Massara. Ma serve altro. Paolo è stato un grande capitano così come Boban è stato ed è un leader carismatico, ma servono degli interventi diretti, forti e precisi. Non si possono accettare dichiarazioni del tipo: “Frenati dalla pressione di vincere”. Siamo al Milan, che piaccia o no e un allenatore non può andare a dire certe cose. Il Milan ha, come obbligo morale, quello di provare a vincere. Non di provare a non perdere e questa mentalità vincente devono provare a trasmetterla loro. Giampaolo è stato confermato, ma se non vince sabato a Genova contro il Genoa, che faranno?
ALLENATORE - Giampaolo lavora con una stoffa non di prima qualità e gli è stato chiesto di realizzare uno smoking d’alta moda. Ma se si sbagliano a prendere le misure all’abito o le si cambiano in corso d’opera, il rischio è quello che l’abito non esca dal laboratorio. Non capire che il Milan non era e non è strutturato per il 4-3-1-2 è un limite. La pressione di Milano non è quella di Genova e di Empoli e qui contano i risultati. L’estetica, adesso, viene dopo. Discutibile il fatto di non aver dato continuità, fino alle ultime due partite, allo stesso undici iniziale. Serve che anche lui cambi registro, prima che sia la società a cambiare lui in caso di non vittoria sabato a Genova.
SQUADRA - Il cambio di modulo, l’aver perso determinati punti di riferimento a livello di gioco e l’inserimento dei nuovi sono solo degli alibi lievi. Manca la cazzimma, e anche qui Gattuso aveva ragione quando diceva che certe cose non le compri al supermercato. Ribery, anni 36, ha fatto capire cosa voglia dire avere gli attributi a chi, il campo, dovrebbe mangiarselo. Da Cesena ad oggi non c’è stata una partita nella quale il Milan si sia imposto con autorità o abbia messo sotto gli avversari. Persino contro il Verona (!!!) in 10, la sensazione era che non sapessero cosa fare o come azzannare la preda. E forse sarebbe anche il caso di pensare meno a lamentarsi per i voti del dopo gara e guardare con più onestà alle proprie prestazioni. Perché la Fiorentina ha soltanto esposto in maniera più eclatante quello che era già noto da tempo.
L'auspicio è quello di non esser qui, sabato sera, a dover raccontare che, per un altro anno, la stagione sia andata in vacca ai primi d'ottobre. Anche se la classifica, il valore delle avversarie e la situazione attuale del Milan - oggi - dicono questo.
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