L’ottimismo è un traino che ho afferrato nell’adolescenza e mi ci aggrapperò per tutta la vita, mi aiuta a vedere coscientemente la luce anche nei tunnel più oscuri. Ho sempre pensato che alcuni giocatori rossoneri di quest’ultimo triennio, disponessero di potenzialità inespresse per una questione essenzialmente strutturale: un modulo crocifisso a un esterno destro (Suso) limitato nello spazio e nel rendimento, che ha costretto una sfilza di allenatori a inventarsene uno a sinistra senza che fosse di ruolo. Questo equivoco ha penalizzato fortemente anzitutto i centravanti, non tutti all’altezza, e in secondo luogo alcuni centrocampisti con caratteristiche diverse da quelle per cui venivano utilizzati, Paquetà il primo che mi viene in mente.
Nonostante l’inguaribile ottimismo, non credo affatto che il solo cambiamento di modulo e la presenza di Ibra abbiano risolto tutti i problemi. In sole 3 partite. Di sicuro hanno rivitalizzato una squadra che non poteva aver fatto per caso 68 punti, 2 gironi di ritorno consecutivi vicini ai 40 punti, un centravanti poco più che ventenne vicecapocannoniere con 31 gol in stagione. Quello che fa la fortuna dei moduli e dei sistemi di gioco, udite udite, sono i giocatori con le loro qualità, il loro atteggiamento, i loro limiti anche, purché siano disposti a sopperire con il lavoro e l’abnegazione. Sto scoprendo che, nonostante il mio inguaribile ottimismo, non mi sbilancio più: avevo garantito su Rodriguez dopo averlo visto più volte in Bundesliga e in Nazionale, mi sono invaghito (come tutti) di Piatek e Paquetà, qualche giocata di Suso mi infervorò, ho esultato agli acquisti di Kessiè e Conti, avrei giurato su André Silva per come me ne avevamo parlato. Ora basta. Non mi faccio più trasportare da una partita sola: applaudo Castillejo Leao Rebic, li aspetto a varco della prossima e di quella dopo e di quella dopo ancora. Allo stesso tempo, non esulto né (tanto meno) mi aggrego agli hashtag per far fuori questo o quell'altro giocatore.
Ora spero che Paolo Maldini, l'imberbe sprovveduto dirigente al quale dobbiamo i nuovi eroi Hernandez Bennacer Rebic Leao Ibrahimoic, riacquisti in seno alla FIGC - insieme con il Milan - la credibilità e il peso che merita e che gli si addicono, potendo farsi chiarire (e poi semmai discutere animatamente) i curiosi arbitraggi che da qualche tempo accompagnano le partite dei rossoneri, in tema soprattutto di cartellini gialli per finire a decisioni discutibili, qualche volta senza nemmeno lo sforzo di controllare al VAR. Il giallo a Castillejo per "eccesso di esultanza" donenica scorsa è un affronto al club più prestigioso d'Italia per allori internazionali, ma anche in generale al calcio e alla lucidità mentale dell'ineffabile erede di papà Pairetto: in una situazione del genere (come per quel Calhanoglu ammonito ala 2a giornata per essere uscito dalla parte più lontana del campo), basta e avanza un richiamo verbale con una rinfrescata al regolamento. Purtroppo rispetto all'ottusità di certi arbitri, la solerzia miope degli ausiliari della sosta sembra persino dignitosa.
Chiudo salutando Gasperini, cosa che lui non fa quando perde le partite (ma saltella con la curva mentre ancora si gioca, quando le sta vincendo). Questa settimana addirittura 2 sconfitte su 2, nonostante si sia sorpreso e dichiarato entusiasta di aver ritrovato Caldara più forte di Beckenbauer, schierandolo immediatamente contro Fiorentina e Spal. 2 su 2, appunto.